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Documentare la storia al tempo dei social – Relatore: Gabriele Micalizzi

L’imperdibile serata dello scorso 23 maggio ha coinvolto soci e ospiti del nostro “Castellanza” insieme agli amici del RC Parchi AM radunati presso il Ristorante Dinner di Legnano per un Interclub di assoluto interesse e attualità durante il quale il famoso fotoreporter di guerra Gabriele Micalizzi ha condotto i presenti in un viaggio che, toccando alcuni spaccati di esperienze di vita sul campo, ha acceso un interessantissimo dialogo accompagnato da video e fotografie.

Una volta accomodati ai tavoli dopo il buffet di benvenuto, la serata è stata aperta dal Presidente Zeni che, accolti i presenti, ha ricordato i compleanni del periodo, e anticipato il prossimo interclub del Gruppo Olona che si svolgerà il 12 giugno p.v per una serata in terrazza Dolce & Gabbana. Durante l’evento sarà presente ad accoglierci Alfonso Dolce. Considerata la particolarità dell’occasione le adesioni dovranno pervenire in segreteria entro il 30 maggio p.v. Anche il Presidente Tozzo, presa la parola, pone l’accento su questo prossimo Interclub ringraziando il Presidente Nicola per queste preziose occasioni di incontri rotariani e condivisioni.

Ma intanto la serata è qui ed ora e, al termine della cena servita ai tavoli, è di Nuovo Nicola Zeni a prendere la parola per introdurci nel vivo della serata con la presentazione del nostro relatore. Conosciamo più da vicino Gabriele Micalizzi, 40enne milanese ha una formazione artistica di continua ricerca e sperimentazione dei linguaggi visivi e realizza fin da giovanissimo i suoi primi reportage e documentari fino a collaborare con testate nazionali e internazionali come: New York Times, The Guardian, Internazionale, Wall Street Journal.

È tra i fondatori del collettivo Cesura. I suoi lavori si concentrano sull’analisi e la rappresentazione della condizione sociale delle persone e del rapporto che esse hanno con il contesto in cui vivono.

Nel 2010 ha iniziato il progetto Italians: The Myth, un’indagine etno-antropologica incentrata sulla crisi d’identità che attraversa la società italiana.

Sempre nel 2010, ha iniziato a documentare lo sviluppo delle Primavere arabe, partendo dalla Tunisia e spostandosi poi in Egitto e Libia.

Nel 2016 è stato incoronato da Oliviero Toscani e David LaChapelle come il primo vincitore del premio Master of photography curato da Sky Arte, diventando testimonial Leica. Nel corso del 2016 si è recato in Libia per documentare la guerra civile, viaggio a seguito del quale uscirà il suo libro DOGMA.

L’11 febbraio 2019, mentre si trova a Baguz, nel sud-est della Siria, per documentare l’avanzata curda contro le forze dell’ISIS, viene colpito da un razzo RPG. A causa dei danni subiti, trascorre un periodo a Milano, dove cerca nuove storie da raccontare. In questo periodo lavora a quello che diventerà noto come Malamilano, un progetto che si occupa delle realtà più problematiche della città di Milano, legate ai luoghi della tossicodipendenza e della microcriminalità.

Durante la pandemia di Covid-19 in Italia, ha documentato la zona con il maggior numero di casi, viaggiando tra Bergamo e il resto della Lombardia.

Nel 2021 viaggia tra Iraq e Afghanistan e contemporaneamente inizia la sua carriera nel mondo del cinema collaborando come fotografo di scena e consulente per la serie televisiva Sky Block 181 girata a Milano.

Nel 2022 si occupa della guerra in Ucraina per il WSJ, Die Zeit e Le Monde. Parte della sua copertura sarà poi utilizzata per la produzione del docufilm THAT’Z WAR, la cui uscita è prevista per il 2024.

Nel 2023 si reca in Mozambico per documentare gli accordi intrapresi tra la compagnia ENI e il governo e anche la liberazione dei territori settentrionali sottoposti al dominio dell’ISIS, copre l’alluvione di Derna in Libia, le rotte del traffico di migranti dalla Libia alla Tunisia e si reca in Israele nei luoghi degli attacchi terroristici per documentare la situazione.

Un curriculum che è soprattutto il racconto di una vita in missione sempre alla ricerca, per meglio comprendere, approfondire e restituire.

Gabriele si apre in una narrazione diretta, chiara, immediata e spontanea riuscendo a coinvolgere i presenti rapiti dai suoi racconti che si accompagnano allo scorrere delle sue stesse fotografie. Attimi e istanti da immortalare per cogliere proprio quel momento, quel gesto, quella situazione.

Scatti che tratteggiano le più reali, drammatiche e crude realtà che i paesi in guerra si trovano a vivere. In un contesto attuale in cui l’editoria attraversa un momento di crisi e in cui è sempre più necessario arrivare ed entrare nel cuore delle situazioni per poter darne una veritiera testimonianza, Gabriele lavora con incredibile passione e lucidità, arrivando proprio laddove il limite tra l’accessibile e il più alto tra tutti i rischi, quello che mette costantemente a rischio la propria stessa vita, non esiste più.

È dunque questo, per amore di verità, di desiderio di dare luce alle situazioni buie – che il più delle volte a noi arrivano filtrate, spesso deviate e prive di empatia, che Gabriele cerca di dare vita al di sopra del giudizio personale, per arrivare alla sintesi, incarnata dalla sua stessa fotografia, che coglie la storia così come è realmente.

Il prima, il presente e il futuro sono quindi un’unica narrazione temporale in cui non è prevedibile nulla perché, dice Gabriele, la storia non ha copione e noi tutti siamo attori e testimoni proprio lì, dove ci troviamo in quel preciso attimo.

Gabriele ci riporta anche al racconto del grave incidente subito nello scorso 2019 nel sud-est della Siria per il quale riporta ancora importanti segni fisici e anche psicologici. Ciononostante, consapevole dei rischi onnipresenti, Micalizzi non si arresta e continua a lavorare alternando viaggi nei paesi in guerra e campagne pubblicitarie per grandi marchi.

La passione per questa professione, molto spesso estrema, lo porta a desiderare di mettere in campo i suoi talenti e la sua stessa forte ed estremamente coraggiosa personalità con la determinazione di chi non ha paura di scoprire anche quello che spesso, per infinite ragioni politiche, istituzionali, comunicative, sarebbe preferibile non vedere e sapere. Quindi non per orgoglio e protagonismo, non per il giornalismo ma per la storia e per esserne testimone credibile, così Gabriele riesce a trasmettere nella sua vita e a noi tutti, sé stesso e il mondo reale che diventa accessibile attraverso la sua preziosissima testimonianza e documentazione.

Molte le domande, gli interventi dei presenti che arricchiscono la relazione di questa interessantissima serata culminata con le foto di rito e l’affetto di un caloroso applauso a Gabriele Micalizzi.