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Il discorso del 45° anniversario di Paolo Ponzelletti

Care amiche e cari amici,

la celebrazione più importante, oggi, non è il passaggio di consegne, bensì il compleanno del nostro club che compie 45 anni e siamo qui, tutti insieme, a celebrarlo con orgoglio e gioia.

Quando sono iniziati i preparativi e dovevamo trovare una data giusta per festeggiare, ho scoperto che la nostra “CARTA”, il documento che ci riconosceva ufficialmente come CLUB DEL ROTARY INTERNATIONAL, è stata sottoscritta proprio il 21/06/1978. Non avremmo quindi potuto scegliere altro momento.

Di lì, la mia prima riflessione è stata rivolta alla comprensione di cosa avesse spinto i ns soci fondatori a prendere una decisione simile. In quegli anni, alcuni degli attuali soci non erano ancora nati. Non lo era il nostro presidente nominato, Andrea Radice. Io ero un bimbo, ma ricordo ancora la tensione che si viveva in quelli che sono passati alla storia come “gli anni di piombo”.

Mi è venuto in soccorso il bellissimo testo inviatoci dal ns socio fondatore Libero Ranelli che, secondo me, racchiude in poche righe la ns essenza ed origine.

“Sapevo trattarsi un sodalizio che aggregava persone professionalmente qualificate, animate da spirito di servizio e dalla volontà di dare un concreto contributo al miglioramento della società. Le finalità dell’associazione, basate sul primato dell’individuo e sull’etica del lavoro, valide in ogni tempo, mi parvero meritevoli di essere perseguite in un momento particolare come quello che il nostro Paese stava allora attraversando, connotato da drammatici eventi: si succedevano quasi quotidianamente manifestazioni di piazza, contestazioni studentesche e scioperi, scontri nelle strade e nelle università, attentati a dirigenti, magistrati e giornalisti definiti spregiativamente “servi dello Stato”.

La filosofia del Rotary mi sembrò un valido rimedio al

 diffondersi di atteggiamenti contestativi e di logiche antisistema: sviluppare in Italia la nascita di tanti nuovi club di uomini che ponessero a fondamento della propria riflessione il concetto di evoluzione e il significato prammatico dell’azione, poteva favorire il recupero dei valori di competenza e di professionalità rispetto all’appiattente egualitarismo, contrastando quanti intendevano minare le basi produttive del Paese e la civile convivenza.

Quel 21 Giugno 1978, il discorso inaugurale del Presidente Di Bartolomei si concluse con queste parole: “Ormai ci siamo affiatati, siamo diventati tutti amici: adesso dobbiamo operare concretamente in questa società che ha tanto bisogno di persone che vadano incontro alle necessità umane, fiduciose di poter contribuire a plasmare il futuro”.

Di cose, da allora, ne abbiamo fatte tante e siamo molto cambiati. È cambiata anche la società che ci circonda. Per fortuna non ci sono più le spinte eversive di quegli anni, ma il pericolo è ancora più subdolo ed infido. I moti disgregativi ed egoistici, che i nuovi modelli di vita cercano di imporci, si associano ad una società, sì in continuo mutamento, ma in crescente confusione valoriale, dove troppo spesso l’apparire prevale sull’essere, i desideri si confondono con i diritti ed i doveri con eludibili proposte.

Siamo tutti consapevoli dell’assoluta attualità delle parole dei ns fondatori e del loro spirito di servizio che sempre pervade il ns club. Il nostro segreto è stato, e sempre sarà la nostra capacità di innovarci, di metterci in discussione nel rispetto reciproco, non solo per adeguarci ai cambiamenti ma anche e soprattutto per essere leader positivi che possano incidere sul ns territorio e nella ns società.

Cambiare ma tenendo sempre fede ai principi rotariani che ci legano.

Cari amici, tutti noi svolgiamo un ruolo importante nella ns vita lavorativa e moltissimi di noi operano anche in altre associazioni sportive, culturali, scientifiche, assistenziali, benefiche… il mio augurio è che lo spirito rotariano del “servire al di sopra del proprio interesse personale” accompagni sempre ognuno di noi nel proprio agire. Questo ci rende unici e fieramente liberi.

Auguri amici miei! Auguri, Castellanza!